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AMBIENTE. RUFFINO (AZ): FARE DI PIÙ PER SMART CITIES

“Ho partecipato ad un convegno organizzato da Wave Mobility che poneva al centro della riflessione lo sviluppo e l'affermazione delle cosiddette smart cities, comunità e luoghi in cui reti e servizi tradizionali, implementati dall'uso adeguato delle soluzioni digitali, determinano una positiva ricaduta in termini di progresso sociale ed economico delle aree interessate. Anche i dati a disposizione fotografano una realtà meritoria della migliore attenzioni della politica: il 28% dei comuni italiani ha almeno un progetto di smart city, il 50% dei comuni più grandi, con oltre 15.000 abitanti, ha progetti attivi, mentre il 69% delle amministrazioni è pronta a ricorrere ai fondi del Pnrr. È un quadro confortante ma non scevro di rischi e impedimenti: quasi il 50% dei comuni non ha competenze necessarie ed una percentuale lievemente inferiore accusa scarsità di risorse. I nostri comuni non possono affrontare da soli la sfida del Pnrr e delle risorse che impatteranno i territori: necessario stabilire un quadro di priorità. In questa ottica, è imprescindibile partire da una rivalutazione del trasporto pubblico locale. Intere aree del Paese zone sprovviste di Tpl, condizione di svantaggio che pregiudica un armonico sviluppo sociale delle stesse; devono essere rinnovati i treni, gli autobus, le navi per riduzione delle emissioni. Il Parlamento europeo ci chiede un passo in avanti concreto nella costruzione e nell'ampliamento dell'infrastruttura di ricarica nazionale per veicoli elettrici. Serve dunque avere ben precisi gli obiettivi davanti a noi: il Pnrr mette sul piatto risorse pari a 8,4 miliardi, destinate al trasporto locale 'green' e al trasporto rapido di massa. Non si perda questo treno, non si lascino indietro quegli oltre 5000 comuni italiani più piccoli che vogliono correre e concorre e che scontano ancora, senza colpe, vecchi ritardi e inaccettabile burocrazia". Così Daniela Ruffino, deputata di Azione-Italia Viva e capogruppo in commissione Ambiente a Montecitorio.






TPL: RUFFINO, DA SALVINI MENO ANNUNCI E PIÙ FATTI


Il trasporto pubblico locale ha uno sviluppo, per certi versi inevitabile, a macchia di leopardo, anche se in alcuni, ancora troppi casi non esiste. L’idea di ulteriori tagli è intollerabile: è uno dei pochi settori su cui bisogna, al pari della sanità, aggiungere risorse.

Inutile parlare di ambiente se il parco degli autobus in circolazione è fra i più vetusti d’Europa. Il ministro Salvini tenga bene a mente alcuni aspetti, come l’avvio di nuovi tratti di metropolitana necessari per servire le aree dove sorgono ospedali. Troppi proclami creano confusione. Sul cosa davvero farà Salvini è un mistero, parta dalle piccole cose, dal garantire i servizi essenziali. Se davvero il governo vuole contrastare il fenomeno dell’abbandono delle aree interne e dei piccoli Comuni come non considerare strategico un efficiente sistema di trasporto pubblico?





SANITÀ: RUFFINO, REGIONI IN RIVOLTA, MELONI RIFLETTA SU PROPOSTA AZIONE


La presidente Meloni rifletta sulla proposta che ieri le ha illustrato Carlo Calenda: l’aumento di 2 miliardi del Fondo sanitario nazionale si risolve, per via dell’inflazione, in un taglio reale dei trasferimenti alle Regioni quando è invece necessario incrementarlo di almeno 6 miliardi. Lo hanno ben compreso i presidenti di ogni colore politico, da Attilio Fontana a Vincenzo De Luca. Le Regioni sono giustamente sul piede di guerra, perché la sanità è il cuore stesso del welfare State. Consideri la presidente Meloni che i tagli “reali” hanno un’incidenza inversamente proporzionale rispetto alle dimensioni degli ospedali e delle aziende. Per esempio, gli “ospedali di comunità”, quelli che servono un bacino di piccoli Comuni per lo più in aree montane e collinari, subiscono tagli sanguinosi, diventando di fatto scatole vuote, poiché servono un bacino di utenti nettamente inferiore all’area metropolitana. Il risultato sarà disastroso: perché significa ingolfare i grandi ospedali e in questo modo incrementare le liste d’attesa, fino a renderle ingestibili. La proposta di Calenda punta al Mes e ai 37 miliardi disponibili per l’Italia. Rinunciarvi significa acuire lo stato di sofferenza dell’intero settore con gravi danni per la salute dei cittadini.





GOVERNO: RUFFINO, OK A PROVINCE, MA RIDEFINIRE RUOLO REGIONI


Raccolgo e condivido l’appello, se così può essere definito, del ministro Calderoli a ricreare le province come istituzione elettiva. È allora necessario fare un po’ di chiarezza sui tanti (troppi?) livelli di governo sul territorio. Tornare alle Province come istituzione elettiva non può significare soltanto creare occasioni di “lavoro” per il ceto politico dopo aver ridotto il numero dei parlamentari. Calderoli sa che le Regioni, nate nel 1970, erano state pensate come “ente di programmazione” mentre le funzioni effettive di governo rimanevano in capo a Province e Comuni, con la più che valida ragione che erano le istituzioni più vicine ai cittadini e al territorio.

Quello che è successo negli ultimi trent’anni e sotto i nostri occhi. Abbiamo tutti assistito alla nascita di uno “statalismo regionalizzato” con la produzione debordante di apparati burocratici, sovrapposizioni di funzioni e di ruoli tra Regioni, Province e Comuni. L’autonomia differenziata promette ora, senza rimedi incisivi alle proposte presentate, di costruire 20 piccoli Stati. È il caso, chiedo al ministro Calderoli, di fermarsi tutti e ragionare come meglio organizzare lo Stato?Alla luce di un dato inquietante più di ogni altro: dacché ha preso il via la sussidiarietà istituzionale si sono allargare le distanze fra i diversi territori, fra il Nord e il Sud, e all’interno di una stessa Regione. 

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