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GOVERNO: RUFFINO, TANTE PAROLE D’ORDINE, MA SU CARO ENERGIA CHE COSA FA?

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni vuole “risollevare l’Italia” e restituire “orgoglio, forza e visione” alla nostra Nazione. Boom. Salvini fa sapere agli italiani che è al lavoro per sbloccare 117 opere. Non una o due: no, 117 opere in un colpo solo. Boom. Capisco l’entusiasmo del primo giorno di scuola e lo trovo perfino apprezzabile. Eviterei, però, di esagerare. In altri tempi venne detto agli italiani che un radioso futuro ci aspettava a condizione di “credere, obbedire e combattere”. Si sa come poi andò a finire, e domani ricorrono 100 anni da quella tragica ubriacatura costata devastazioni e lutti.

Ecco, la presidente Meloni cominci a risollevare i bilanci delle famiglie e delle imprese trovando le risorse per fronteggiare il caro-energia. Non ha detto che sarebbe questo il primo e più importante nodo da sciogliere? Trovi le risorse o si adoperi, come prima di lei con successo ha fatto Draghi, per portare l’Europa a condividere un tetto stabile e non più solo dinamico al prezzo del gas. Al ministro Luca Ciriani, che rivendica la libertà di pagare come meglio preferisce, viene da rispondere con la citazione di San Giovanni Paolo II fatta in aula dalla presidente Meloni: “la libertà non è fare quel che mi piace, ma il diritto di fare quel che devo”.




GOVERNO: RUFFINO, DA MELONI BELLA ORATORIA MA IMPEGNI FUMOSI


Nessuno può dubitare più della bravura oratoria della presidente Meloni dopo la sua replica al dibattito sulla fiducia al Senato. Nella sua abilità dialettica si sente il riflesso di una lunga militanza politica, fatta da tanti anni di opposizione e da qualche anno di governo. Al netto di queste qualità, rimane tuttavia la vaghezza dei propositi, una certa superficialità nel trattare i temi economici anche se il tono perentorio della sua esposizione potrebbe indurre a pensare il contrario.

Alcuni esempi: il suo rifiuto del salario legale minimo, motivato con la necessità di allargare a una platea sempre più la contrattazione collettiva nazionale. Questo è vero per le categorie di lavoratori coperte da un contratto nazionale, ma è falso per tutti i lavori atipici o temporanei. Meloni si è rivolta in sostanza alla platea dei “garantiti”, proprio come ha sempre fatto la sinistra, ignorando chi quelle garanzie non le avrà mai. Discorso non diverso riguarda la flat tax, giustificata da Meloni con il fatto che già esiste per il trattamento delle rendite finanziarie. Bene: introdurla anche per trattare i redditi delle partite Iva significa raddoppiare il vantaggio fiscale. Mi limito a questi due appunti, ma sulla politica economica troppi altri sono i punti interrogativi sui quali Azione terrà gli occhi ben aperti.




GOVERNO: RUFFINO, BENE SULLE DONNE, MA SU POLITICA ECONOMICA È NOTTE

La presidente Giorgia Meloni è stata brava a valorizzare la novità di una donna premier e trovo condivisibile la proiezione di questo evento in chiave futura. Come rassicurante trovo il capitolo sulla collocazione internazionale dell’Italia, la nostra fedeltà alle alleanze europee e all’alleanza atlantica, due fondamenti della nostra stessa Repubblica.

Per il resto, il discorso programmatico è stato un esercizio di vuota retorica. Promesse qui e là di riconoscimenti alle forze dell’ordine, vaghi cenni di riforme fiscali con il quoziente famigliare, sulle pensioni e sugli asili nidi gratis per tutti da Nord a Sud. Un programma faraonico senza il benché minimo cenno su come realizzare tutto questo. Sulla politica economica di questo governo è scesa la notte. Buio completo e grande preoccupazione per la salute della finanza pubblica. Meloni si è esposta, con impegni sempre vaghi e indefiniti nei tempi di realizzazione. Il che lascia supporre che l’obiettivo di questo esecutivo è galleggiare, almeno finché le condizioni interne e il quadro internazionale lo consentiranno. Stato d’animo: delusione più ampia del previsto.




GOVERNO: RUFFINO, “IL” O “LA” PRESIDENTE È QUISQUILIA, BASTA EVITARE SCHWA

“La” (appunto) presidente del Consiglio Giorgia Meloni non se la prenda per un articolo determinativo che non determina le sue qualità morali o il suo talento intellettuale e politico. Il mio non è uno di quei consigli non richiesti e dunque inutili, è una riflessione di ordine pratico su una questione che in una fase drammatica della vita nazionale e internazionale vale meno di una quisquilia. Eviterei di infilarmi in una diatriba fumosa sull’uso di un linguaggio più o meno inclusivo, ma che una volta modificato in superficie non tocca le radici di discriminazioni o di esclusioni.
Attenzione, invece, metterei per evitare che possa attecchire il cosiddetto plurale “schwa”, il genere neutro per le forme plurali comprensive di oggetti, cose e persone di genere maschile e femminile al singolare. Ecco, il “pensiero unico” va respinto nelle sue forme più ridicole. Anche se il ridicolo, con il tempo, si elimina da sé.




ENERGIA: RUFFINO, (Azione) APPELLO SISTEMA NEVE, GOVERNO ACCELERI

"Non bastano più gli annunci di interventi sul caro-bollette: il nuovo governo deve subito tradurre in atti amministrativi un intervento massiccio contro il caro-bollette, perché nell'imminenza della stagione sciistica sono a rischio centinaia di imprese e migliaia di posti di lavoro. In questo senso mi associo all'appello rivolto stamane dai vertici istituzionali del Piemonte e di Torino, e da Andrea Agnelli, perché gli operatori del Sestriere e della via Lattea non possono essere lasciati soli a fronteggiare un'emergenza sovrastante". Così Daniela Ruffino, deputata di Azione. "Gli impianti di risalita sono meccanismi energivori e il costo dell'energia incide per il 60-65% sui costi finali d'impresa. Un intervento del governo va oltre l'urgenza: siamo a un passo dalla ripartenza, dopo due anni di fermo a causa del Covid, e una falsa partenza rischia di risolversi in una catastrofe per le imprese, per le centinaia di famiglie e il vasto indotto creato attorno al turismo invernale. Dagli ultimi dati disponibili, nel 2019, il sistema neve produce un giro d'affari stimato fra i 7 e gli 8 miliardi di euro, cioè una fetta rilevante del Pil", aggiunge.

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