Daniela Ruffino, dal comune alla Regione La Vicepresidente del Consiglio regionale racconta la sua attività
GIAVENO – Sono riuscito a fermarla! E’
vero che il giornalista deve correre ma per bloccare Daniela Ruffino
bisogna avere un fiato da centometrista. Da Giaveno a Torino, su e giù
per impegni, mai un attimo ferma. Adesso che l’ho bloccata posso
cominciare.
E’ tanta la differenza. L’operatività
del mio essere sindaco e’ stata la mia caratteristica e continua adesso e
per questo motivo il lavoro è anche una presenza costante sui
territori, con i sindaci, con le associazioni. E’ un modo per tradurre i
bisogni in leggi regionali che riescano a favorire lo sviluppo di un
Piemonte che oggi arranca, fatica, ma che ha grandi possibilità. Il
contatto con la gente è il carburate di un sindaco ed è un elemento per
me indispensabile. Ho mantenuto il mio modo di fare e di essere,
semplice e concreta.
Di responsabilità me ne sento addosso
tanta perché la mole di problemi da affrontare quotidianamente è enorme e
proprio non riesco ad accantonare nulla. Ad esempio i contatti con le
aziende in crisi, con i lavoratori in procinto di perdere il lavoro, con
i servizi sociali privi di risorse, il tema della casa, le necessità
dei territori che attendono risorse per la messa in sicurezza dei loro
territori sono grandi temi, pesanti come un macigno, sui quali cerco una
soluzione.
Può la Regione rispondere alle richieste dei cittadini?
La Regione può e deve aiutare tanto i
comuni oggi di più considerando che la Città Metropolitana ha di fatto
abbandonato i comuni. Nel rispetto delle competenze la regione può fare
davvero. Mi rendo conto che è faticoso, ma se si conoscono i problema si
legifera con cognizione di causa e con leggi applicabili, nei confronti
di comuni che sono spesso piccoli, piccolissimi, e privi di risorse e
di personale. Aggiungo anche che poi non decollano le unioni dei comuni
che hanno ancora i commissari nelle comunità montane senza indicazioni
chiare. Ho sempre pensato che la regione deve aprirsi al territorio
piemontese, aprire le porte e finestre, avvicinarsi, confrontarsi. Io
esco, vado, sento e poi traduco per quanto possibile.
Quanto la Regione può aiutare le esigenze dei comuni?
Insisto sul coinvolgimento dei sindaci
per le decisioni importanti, se ci sono dubbi o suggerimenti creo
momenti di confronto e scambio con gli assessori. Sotto questo aspetto
ci sono momenti duri e difficili, quando le proposte non vengono accolte
e ciò accade spesso, ma non è detto che non di possano ripresentare,
cosa che con l’assestamento di bilancio mi accingo a fare.
Ma chi te l’ha fatto fare?
Chi me lo ha fatto fare? Ho il pensiero
che posso fare molto per avvicinare le istituzioni, che sembrano
lontane, ai cittadini. Il mio impegno è anche un ringraziamento a chi in
tutti questi anni mi ha sempre sostenuta. E’ una scelta, come quella di
fare consigliere di opposizione a Giaveno ma so che ho ancora tanto da
imparare come ho imparato tanto e che molto imparerò ancora; ecco perchè
sono qua.
Neppure il tempo di salutarsi e sta già
rispondendo a due telefoni e bussano alla porta. Ho finito l’intervista,
anche questa è andata.
Mario Tonini