Arte e vino: l’intervista alla Vicepresidente del Consiglio Regionale Piemonte


Arte e vino, di primo acchito, possono sembrare un’accoppiata strampalata ma, di fatto, può essere un’accoppiata vincente come dimostrato dalla mostra Artevino di Borgone di Susa appena conclusasi. (questo l’articolo sul reportage dell’inaugurazione)

Qualsiasi forma d’arte, ha la peculiarità di materializzare l’intuizione dell’artista su ciò che l’ha interiormente colpito nella profondità dell’animo rappresentandone una visione che supera la sfera personale per andare a toccare la sensibilità collettiva.





Grosso pregio di Artevino a Borgone di Susa è stato il coinvolgimento di tanti giovani allievi del Liceo Artistico che, per realizzare le opere, hanno dovuto confrontarsi col tema del vino e non solo per come questo soggetto era già stato rappresentato nei tempi passati ma anche come ricerca di un valore tra i principali della zona in cui vivono.

I giovani artisti hanno lavorato molto e la speranza è che il loro operare contribuisca ad attrarre l’attenzione di altri giovani che possano impegnarsi nel portare avanti la tradizione dei vignaioli valsusini.






Daniela Ruffino, Vicepresidente del Consiglio Regionale del Piemonte, invitata all’inaugurazione della mostra, non ha potuto intervenire così l’abbiamo intervistata:


L’evento artistico Artevino ha anticipato di un giorno l’apertura della Mostra Mercato del Vino e dei Buoni Sapori con il 22° Concorso Enologico Valle di Susa “Francesco Celso”, Lei pensa che anche l’arte possa aiutare a mantenere viva la tradizione dei vigneti della Valle di Susa?




Daniela Ruffino Vicepresidente del Consiglio Regionale del Piemonte



La “fotografia” di un territorio è data dall’insieme di tanti elementi, ciascuno essenziale nella composizione dell’immagine completa. Una storica tradizione come quella dei vigneti della Valle è tenuta in vita innanzitutto dal lavoro e dalla capacità della nostra gente, dalla passione che anima i nostri vignaioli. Ma anche l’arte e ogni veicolo culturale di promozione e  valorizzazione della tradizione del vigneto rappresentano un passo importante per ottenere risultati. Oggi si è giustamente alla ricerca della qualità  nei prodotti agroalimentari, una qualità che la nostra terra è in grado di realizzare. Per far conoscere a tutti le opportunità offerte dalla Valle è necessario mettere in campo una strategia di promozione turistica che punti anche al rilancio economico e produttivo locale. Arte, enogastronomia e natura fanno parte di questa strategia“.



Borgone di Susa, per molti decenni, è stata la paladina della ‘cultura del vino’ in Valle di Susa anche grazie ai vigneti della ‘Carlotta’, azienda ormai chiusa, purtroppo. Lei pensa che ci sia ancora possibilità di riportare a crescere l’allevamento della vite in zona?



Tutto ciò che costituisce l’identità produttiva di una comunità deve essere salvaguardato con tutte le energie, soprattutto quando si tratta di attività che affondano le radici nella storia. La domanda da parte dei consumatori di cibi e prodotti sani è via via crescente e anche realtà di nicchia come quella dei nostri vigneti possono avere prospettive di sviluppo se si sta al passo con i tempi nell’innovazione delle tecniche e degli strumenti di coltivazione, nel marketing del prodotto. Ritengo ci siano buone prospettive per un rilancio di questa attività“.







Quali sono gli aiuti che un giovane Valsusino può ottenere per intraprendere l’attività di vignaiolo?
 
Certamente le risorse pubbliche di questi tempi sono davvero esigue in tutti i settori. La Regione e anche l’Unione Europea mettono in campo aiuti come, per esempio, la misura per la ristrutturazione e la riconversione vigneti per interventi su superfici vitate destinate alla produzione di vini a denominazione di origine. Attraverso questo strumento si può intervenire sui vigneti , sulle forme di allevamento , per la sostituzione di pali e fili. Ma al di là di singoli interventi, credo sia fondamentale che tutte le istituzioni si attivino con una visione più organica e di insieme per la promozione del lavoro dei giovani che intendono impegnarsi in attività legate alla tradizione e alla tipicità. Servono idee e progetti, come in un’altra parte del nostro territorio torinese, ad esempio, è stata intrapresa la strada del disciplinare dei prodotti tipici. E servono fondi destinati ad hoc alle zone di montagna e marginali, che possono offrire grandi opportunità di sviluppo economico e turistico ma che oggi risentono pesantemente della crisi“.


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