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DL LAVORO: RUFFINO, MELONI NON VUOLE UN PAESE PER I GIOVANI

Dichiarazione dell’on. Daniela Ruffino (Azione):

     La presidente Meloni è più che mai determinata a percorrere fino in fondo la strada sbagliata per gli interessi del futuro dell’Italia, però, guarda caso, è anche la strada per lei più redditizia sul piano elettorale. Il decreto sul lavoro ne è l’esempio perfetto. Il taglio del cuneo fiscale è stato finanziato in parte con il taglio del Reddito di cittadinanza e, per 3 miliardi, con uno scostamento di bilancio. Cioè con un nuovo debito da scaricare sulle spalle delle future generazioni. Sempre che l’Italia abbia future generazioni con questo tipo di politiche di bilancio.

     Meloni ha reinterpretato a modo suo la parabola evangelica dei talenti, laddove il Signore, sgridando il servo timoroso dice: “A chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”. Ecco: chi ha un lavoro avrà il beneficio di un taglio fiscale, chi lo ha perso o lo perderà, non solo non avrà un beneficio fiscale, ma si vedrà ridotto in miseria per il taglio dei sussidi pubblici. La presidente Meloni non ama i giovani e non vuole un Paese per i giovani. Grande volume di chiacchiere sulla natalità e sulla famiglia, ma che cosa di concreto sta facendo il governo per trattenere gli oltre 150 giovani che ogni anno lasciano l’Italia per cercare altrove in Europa uno stipendio dignitoso? E quei giovani un giorno contribuiranno alla natalità, certo, ma di nuovi olandesi, tedeschi, spagnoli, francesi … il decreto sul lavoro è da cambiare alla radice. Meloni inganna consapevolmente gli italiani, la politica economica di bilancio di questo esecutivo nasconde, dietro una facciata di oculatezza e di attenzione all’equilibrio dei saldi, una pericolosa tendenza a svuotare ogni possibilità di futuro dell’Italia.




 

PNRR: RUFFINO, GOVERNO NOMINI COMMISSARI, PROCEDURE COME PONTE GENOVA

Dichiarazione dell’on. Daniela Ruffino (Azione):

     La presidente del Consiglio Giorgia Meloni non può restare ferma al bivio senza scegliere fra rinunciare a una parte dei fondi europei oppure accelerare conferendo poteri commissariali a sindaci e presidenti di Regione. La possibilità più volte ventilata di ottenere dall’Europa il trasferimento dei fondi inutilizzati del Pnrr al fondo strutturale europea per avere una scadenza più lunga per il loro impiego sembra destinata ad aprire un contenzioso non facile da risolvere.

     Discorso a parte, per il peso rilevante che ha nella vita dei cittadini, merita il capitolo sanità. Il Pnrr prevede finanziamenti per 19,7 miliardi da erogare ad ASL e ospedali e riguarda la digitalizzazione, ma soprattutto la costruzione di 400 ospedali di comunità e case di comunità. Per  un sistema sanitario ridotto alla canna del gas dopo anni di tagli di spesa, chiusura di ospedali e centro di assistenza, si tratta di una vera botta di ossigeno, per gli operatori e i sanitari ma soprattutto per quelle persone bisognose di cure. Apprendere dal governo che forse non ci sono i tempi per realizzare quelle strutture, grida vendetta al cielo. E allora si riapre il discorso del Mes sanitario, i cui vincoli temporali sono lunghi 10 anni. Presidente Meloni, lei pensa che sia la salute dei cittadini a dover pagare il biglietto per il suo rifiuto di ratificare il Mes e accedere ai fondi sanitari? Appuntarsi ogni giorno una medaglia al valore vi rende ridicoli. Tante inutili battaglie per salvaguardare gli interessi dei balneari, ma della salute dei cittadini questi governo se ne infischia allegramente.

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