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Ruffino (Az): si trovino risorse per Centro studi Paolo e Rita Borsellino non 


“Il Centro studi Paolo e Rita Borsellino a Palermo è un luogo dall’enorme valore simbolico, un presidio di cultura e di legalità democratica, un centro di incontro e di aggregazione che accoglie ogni anno centinaia di studenti. Il suo enorme valore non sta solo in quello che è, ma anche in quello che rappresenta, nella importantissima funzione sociale e civile che svolge. Sapere che è a rischio chiusura per problemi economici amareggia e non può certo lasciare indifferenti. Le Istituzioni a qualunque livello si uniscano per garantire le risorse economiche necessarie per continuare a tenere aperto il centro. Allo stesso tempo è necessario far sentire il massimo sostegno da tutta l’Italia, per questo esprimo il mio apprezzamento per la mozione di solidarietà deliberata dall’Istituto Superiore Statale “Enzo Ferrari” di Susa. E’ un segnale importante, occorre fare fronte comune. Aiutiamo tutti il Centro studi Paolo e Rita Borsellino perché non debba chiudere”. Così Daniela Ruffino, deputata piemontese di Azione.



DELMASTRO: RUFFINO, POLITICA PAGA 30 ANNI DI APPLAUSI A GIUSTIZIALISMO

 Se la procura di Bergamo archivia le accuse contro i vertici della Regione Lombardia, allora ci pensa il Parlamento ad attivare una Commissione d’inchiesta e chi la chiede e la vota lo fa agitando i sospetti più infamanti. Se il gip di Roma chiede l’imputazione coatta dell’on. Delmastro o la procura manda un avviso di garanzia alla ministra Santanchè ecco che a palazzo Chigi scatta il sospetto di un assedio della magistratura al governo di destra.

     È così dal 1992. La politica, tutta la politica, ieri An, oggi Fratelli d’Italia, ieri il PDS, Ds e oggi il Pd, la Lega sempre, tutti si sono sbracciati in fragorosi applausi quando arrivava la notizia di un’iniziativa giudiziaria contro l’avversario politico. È una patologia che rischia di essere mortale quella che ha colpito la politica ridotta a un ruolo ancillare rispetto all’ordinamento giudiziario che tutti ci ostiniamo a chiamare “potere” quando in nessuna parte della Costituzione e definito così.

     Palazzo Chigi sbaglia, sbaglia la presidente Meloni quando lascia filtrare la voce di una magistratura passata all’opposizione. Sbaglia perché da questo scontro rischia di uscire sconfitta la più importante delle riforme, quella della giustizia del ministro Nordio. Oggi l’Italia paga un prezzo altissimo per la condizione di servilismo a cui la politica si è ridotta in questi anni, pensando di trarre vantaggi nella lotta senza quartiere contro l’avversario di turno. 




SANTANCHÈ: RUFFINO, PARLAMENTO NON È TRIBUNALE, CONTA SENSIBILITÀ POLITICA

 

Chi non riesce a emanciparsi dallo schema giustizialismo-garantismo è sicuramente il peggior nemico dell’autonomia della politica e confonde un’Aula parlamentare con l’Aula del tribunale. L’assemblea del Senato non era chiamata a emettere un verdetto di colpevolezza o di innocenza nei confronti della ministra Daniela Santanchè. Semmai è la ministra Santanchè, accettando di rispondere in Aula, che avrebbe dovuto mostrare una sensibilità istituzionale, da troppo tempo e in troppe occasioni smarrita, sull’esistenza di un profilo politico del tutto indipendente dal profilo giudiziario. Ripeto: le eventuali dimissioni della ministra non sarebbero in alcun caso da interpretare come un’ammissione di colpevolezza e sbagliano coloro che lo pensano perché continuano a mortificare la politica e la sua autonomia. La cittadina Daniela Santanchè è innocente fino al terzo grado di giudizio. La ministra Daniela Santanchè potrebbe offrire una prova d’amore verso le istituzioni e agire di conseguenza.

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