Piano Regionale per l'accoglienza dei flussi non programmati di cittadini extracomunitari 2014 - 2020.
La legge
regionale 64/89 “Interventi regionali a favore degli immigrati
extracomunitari residenti in Piemonte" stabilisce, tra gli altri aspetti,
che la Regione predisponga un piano annuale di interventi e, all'art. 10,
prevede che, avvalendosi anche della collaborazione degli Enti Locali e delle
Associazioni degli immigrati, promuova, coordini e realizzi interventi
organici, anche in concorso con programmi nazionali e comunitari a favore degli
stranieri immigrati e delle loro famiglie.
L’articolo 42 del decreto legislativo 25 luglio 1998,
n. 286 s.m.i. - Testo unico sull’immigrazione - relativamente alle misure di
integrazione sociale prevede che le Regioni adottino, per le materie di propria
competenza, programmi annuali o pluriennali di iniziative e attività
concernenti l’immigrazione;
Con D.G.R. n. 9-1207 del 23 marzo 2015 la Giunta
regionale ha approvato un programma di lavoro finalizzato ad avviare il
processo di revisione della legge regionale in considerazione dai mutamenti del
fenomeno migratorio e dall’evoluzione delle esigenze dei territori, oltre che
dal mutato quadro di riferimento normativo europeo e nazionale che ridisegnano
le competenze della Regione in materia di immigrazione, in particolare per ciò
che concerne gli indirizzi e la programmazione, il coordinamento, il
monitoraggio e la valutazione degli interventi realizzati nonché la promozione
di forme di concertazione e cooperazione con gli enti locali.
A seguito dell’attuale flusso di profughi, il Governo,
le Regioni e gli Enti Locali il 10 luglio 2014 hanno siglato l’intesa “Piano
nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini
extracomunitari, adulti, famiglie e minori stranieri non accompagnati” che
ribadisce l’urgenza di “mettere in campo interventi di tipo strutturale in un
contesto di leale collaborazione fra i livelli istituzionali” e che individua
una governance multilivello, nazionale e regionale, attraverso tavoli
coordinati rispettivamente dal Ministero dell’Interno e dal Prefetto del comune
capoluogo.
La Regione Piemonte è quindi impegnata nella
governance locale attraverso la costante collaborazione con le Prefetture per
la gestione dell’accoglienza e il reperimento di strutture, e con azioni di
sensibilizzazione dei territori e collaborazione con gli Amministratori locali
per facilitare i processi di inserimento sociale dei profughi, anche nella
prospettiva futura di partecipazione alla rete SPRAR.
Proprio in questa direzione, e al fine di favorire la
partecipazione degli Enti locali al
Bando SPRAR per il reperimento di strutture di accoglienza per minori stranieri
non accompagnati, la Giunta Regionale:
Ø con D.G.R. n.
41-642 del 24.11.2014 ha approvato una deroga temporanea al numero massimo di
minori accolti nelle strutture residenziali per minori autorizzate sul
territorio piemontese, quale prima misura per fronteggiare il notevole afflusso
di minori stranieri non accompagnati;
Ø con D.G.R. n.
58-1707 del 6.07.2015 ha approvato alcune deroghe ai requisiti previsti per le strutture residenziali per minori attivate o
da attivarsi in relazione all'ampliamento dei posti per minori stranieri non
accompagnati nell'ambito della rete SPRAR.
A seguito dei flussi migratori non programmati, dal
febbraio 2014 ad oggi, sono stati assegnati al Piemonte 10427 richiedenti asilo
provenienti dalle operazioni Mare Nostrum e Triton. Le presenze effettive al 15
luglio 2015 risultano essere 4461, di
cui 1700 circa a Torino e provincia.
Secondo i dati nazionali, vengono riconosciuti
titolari di protezione internazionale circa il 50% dei richiedenti asilo,
pertanto, la gestione dei flussi non si esaurisce con le fasi di prima e
seconda accoglienza ma comporta, contestualmente, il consolidarsi di politiche
e programmi a favore dei titolari di
protezione internazionale che si stabiliscono sul nostro territorio.
L’Unione europea, con Regolamento n. 516 del
16/04/2014, ha istituito il Fondo Asilo, Migrazione, Integrazione che dovrà
essere impiegato per misure a sostegno della migrazione legale e per
l'effettiva integrazione degli immigrati oltre che per interventi in materia di
asilo. L’Unione europea chiede che nelle programmazioni locali il fondo FAMI
sia integrato e complementare ad altri fondi e programmi europei, come ad
esempio il Fondo sociale europeo.
Le politiche migratorie nel periodo 2014-2020 devono,
quindi, essere organizzate secondo una logica di coordinamento ed integrazione
degli interventi e degli strumenti finanziari di competenza europea, nazionale
e regionale.
Con questa logica, il Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali – Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di
Integrazione - i1 31 dicembre 2014 ha sottoscritto con la Regione Piemonte un
Accordo di programma per la definizione di un Piano integrato degli interventi
in materia di inserimento lavorativo e di integrazione sociale della
popolazione immigrata.
Al fine di dare attuazione alle indicazioni europee e
nazionali e definire le azioni in capo alla Regione Piemonte si intende
approvare un Piano Regionale per l’accoglienza dei flussi non programmati;
tutto ciò premesso e considerato;
visto il
Regolamento europeo n. 516/2014;
visto il
D.Lgs. n. 286/1998 e s.m.i.;
vista l’Intesa tra Governo, Regioni ed Enti Locali
del luglio 2014 sul “Piano nazionale per fronteggiare il flusso straordinario
di cittadini extracomunitari, adulti, famiglie e minori stranieri non
accompagnati;
vista la L.R.
n. 64/89;
vista la D.G.R.
n. 9-1207 del 23 marzo 2015;
vista la
D.G.R. n. 41-642 del 24.11.2014;
vista la
D.G.R. n. 58-1707 del 6.07.2015;
la Giunta regionale, unanime,
d e l i b e r a
- di approvare il “Piano regionale per l’accoglienza dei flussi non programmati 2014 -
2020” – allegato 1 parte integrante del presente atto, al fine di dare
attuazione alle indicazioni europee e nazionali e definire le azioni in capo
alla Regione Piemonte.
Il presente provvedimento non comporta oneri per il
Bilancio regionale.
Avverso la presente deliberazione è ammesso ricorso
giurisdizionale avanti al T.A.R. entro 60 giorni, dalla data di comunicazione o
piena conoscenza dell’atto, ovvero ricorso straordinario al Capo dello Stato
entro 120 giorni dalla suddetta data, ovvero l’azione innanzi al Giudice
Ordinario, per tutelare un diritto soggettivo, entro il termine di prescrizione
previsto dal Codice Civile.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul B.U.
della Regione Piemonte, ai sensi dell’art. 61 dello Statuto e dell’art. 5 della
L.R. n. 22/2010.
PIANO REGIONALE PER L’ACCOGLIENZA DEI FLUSSI NON PROGRAMMATI
2014-2020
PREMESSA
L’immigrazione si
caratterizza, ormai, per essere un fenomeno di tipo strutturale, diversificato
nelle sue motivazioni e ampiamente analizzato nelle sue diverse sfaccettature.
Anche i cosiddetti
“flussi non programmati” degli stranieri richiedenti asilo vanno considerati
non più come emergenze bensì come movimenti strutturali che richiedono un
impegno istituzionale e della società civile a tutti i livelli.
E’ sempre più cogente
l’esigenza di favorire lo sviluppo di politiche e interventi tesi ad agevolare
processi positivi e partecipati per lo sviluppo di una società multiculturale,
plurale e coesa, in cui le diverse culture si incontrano arricchendosi
vicendevolmente e la coesione sociale si realizzi attraverso la valorizzazione
del capitale sociale, delle competenze ed abilità delle persone straniere.
Occorre, quindi,
operare al fine di trasformare le diversità di provenienza, di lingua e di
cultura di cui sono portatrici le comunità straniere in una opportunità di
crescita civile e culturale per i nostri territori.
I processi di
coesione, però, non si sviluppano in modo naturale e sono influenzati se non
addirittura ostacolati da molteplici fattori, tra i quali le opinioni,
le rappresentazioni
sociali, i valori, le ideologie,
la “paura” della diversità, la percezione negativa della presenza numericamente
significativa di popolazioni straniere, la mancanza di conoscenza e
informazioni sul fenomeno migratorio, ecc.
A fianco degli
aspetti sociologici e antropologici sul fenomeno migratorio, occorre ricordare
che a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione le competenze
sull’immigrazione sono materia esclusiva dello Stato, mentre devono intendersi
di competenza regionale concorrente o esclusiva materie di forte impatto sulla
vita dei migranti quali l’accesso al lavoro, l’edilizia residenziale pubblica,
la formazione professionale, l’accesso alle professioni, i servizi sociali ecc.
L’ Europa, per la
programmazione 2014 - 2020, ha istituito il Fondo Asilo, Migrazione,
Integrazione (FAMI) e i Ministeri competenti, Interno e
Lavoro e Politiche sociali, hanno definito fondamentale la gestione del fondo attraverso una governance
multivello tra Stato, Regioni ed EELL ed hanno ribadito l’obbligo di definire
politiche e programmi integrati degli interventi e degli strumenti finanziari
di competenza europea, nazionale e regionale.
I flussi non
programmati
L’Italia da alcuni
anni è chiamata a fronteggiare l’accoglienza dei migranti che fuggono dai loro
paesi a causa degli eventi socio-politici che hanno coinvolto l’Africa e i
paesi dell’est Europa.
Nel 2011, con lo
scoppio della guerra in Libia, l’Italia ha strutturato l’accoglienza con il
programma “Emergenza Nord Africa”, gestita dalla Protezione Civile.
Nell’Ottobre 2013, a
seguito dei tragici fatti di Lampedusa, ha preso il via l’operazione “Mare
Nostrum” che ha avuto la duplice missione di garantire la salvaguardia
della vita in mare e assicurare alla giustizia tutti coloro i quali lucrano sul
traffico illegale di migranti.
Il 1º novembre 2014
l’operazione Mare Nostrum è sostituita dall’operazione Triton che è organizzata sulla base di contributi
volontari di alcuni Stati membri dell'UE.
Per far fronte ai
considerevoli numeri di profughi che giungono sulle coste italiane, Stato,
Regioni ed Enti locali, il 10 luglio 2014 hanno approvato un’intesa - “piano operativo nazionale per fronteggiare
il flusso straordinario di cittadini extracomunitari”- che
organizza il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo, anche minori
stranieri non accompagnati, su tre livelli: soccorso e prima assistenza nei
territori di sbarco, prima e seconda
accoglienza sui territori regionali.
Il piano configura un
unico modello di accoglienza che va a superare la frammentazione e la
dispersione dovuta ai molteplici canali sinora in uso. Viene individuato come punto cardine del
sistema la rete SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati)
che ha al suo attivo 14 anni di esperienza sull’accoglienza dei profughi.
Nato nel 2001con un
protocollo d'intesa tra Ministero dell'Interno Dipartimento per le libertà
civili e l'immigrazione, l'Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI) e
l'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (UNHCR), per la
realizzazione di un "Programma nazionale asilo" lo SPRAR è stato istituzionalizzato con legge n. 189/2002.
Si è così
formalizzato un sistema pubblico di
asilo, e con la stessa legge il Ministero dell'Interno ha istituito la struttura
di coordinamento - il Servizio centrale di informazione, promozione,
consulenza, monitoraggio e supporto tecnico agli enti locali - affidandone ad
ANCI la gestione.
Il sistema SPRAR,
finanziato con il Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo, è
costituito dalla rete degli enti locali che
con il supporto delle realtà del terzo settore, garantiscono interventi
di "accoglienza integrata"
finalizzata alla costruzione di percorsi individuali di inserimento
socio-lavorativo.
Le strutture SPRAR
vengono individuate attraverso Bandi a cui gli EELL accedono volontariamente.
Non esiste, infatti, una distribuzione programmata sui territori.
L’intesa del 10
luglio 2014 prevede che nei territori di primo approdo siano realizzate strutture governative
finalizzate alla primissima assistenza: risposte ai bisogni primari, primi screening sanitari, attività informativa e
individuazione di soggetti vulnerabili. I tempi di permanenza devono essere
molto contenuti per garantire il massimo turn over delle presenze.
Dalle strutture
governative si favorisce il pronto invio degli stranieri nelle strutture di
“prima accoglienza” dislocate sui territori regionali: i cosiddetti HUB.
L’Hub, si
caratterizza per essere una struttura di media capienza, fino ad un massimo di
200 posti, che oltre a fornire risposte articolate a bisogni materiali, ha
l’obiettivo di approfondire la diretta conoscenza degli ospiti e della loro
storia e situazione sanitaria, accompagnarli nei percorsi di foto-segnalazione
e formalizzazione della domanda di protezione internazionale, fornire tutte le
informazioni giuridiche e normative che influenzeranno i loro percorsi,
proporre eventualmente progetti di rimpatrio volontario assistito.
L’hub si colloca come passaggio intermedio verso la seconda
accoglienza.
Poiché l’attuale
capacità di accoglienza del sistema SPRAR è insufficiente per rispondere ai bisogni, e in attesa del
suo ampliamento, sono state istituiti a
livello territoriale i C.A.S. - Centri di accoglienza straordinaria-,
identificati attraverso bandi pubblici emanati dalle Prefetture che, in quanto
organi decentrati dello Stato, hanno la responsabilità dell’accoglienza e del
monitoraggio.
Proprio nella
prospettiva di armonizzare il sistema, i capitolati per l’individuazione dei
C.A.S. corrispondono a quanto regolamentato nelle linee guida dello SPRAR. E’
previsto un contributo finanziario
massimo pro die/pro capite pari ad € 35,00. I servizi che vengono richiesti sono:
Ø Accoglienza materiale (alloggio, vitto,
vestiario, prodotti per l’igiene personale…..)
Ø erogazione ai profughi di pocket money
giornaliero di € 2.50 e una scheda telefonica all’ingresso di € 15
Ø Mediazione linguistico culturale
Ø Orientamento e accesso ai servizi del
territorio
Ø Accesso alla scolarizzazione per minori
e adulti
Ø Percorsi di formazione civico
linguistica
Ø Accompagnamento alle pratiche
burocratiche (richiesta asilo, permesso di soggiorno, codice fiscale…)
Ø Personale dedicato sia sul piano legale
per preparare l’audizione in Commissione Territoriale per la protezione
Internazionale, sia per il bilancio di competenze su quanto lavorato/studiato
nel paese d’origine
Ø Percorsi di integrazione, con
particolare attenzione alla conoscenza della lingua italiana, come primo ed
indispensabile veicolo alla reciproca conoscenza
Ø Accompagnamento alla formazione
professionale e alla ricerca del lavoro
I Fondi per
l’accoglienza dei profughi sono
assegnati all’Italia dall’Europa e il riparto delle quote di profughi da
accogliere nelle singole regioni è
definito dal Ministero dell’Interno, considerati alcuni parametri (popolazione
residente, popolazione straniera residente, fondi sociali trasferiti…)
LA SITUAZIONE PIEMONTESE
Dal 2 febbraio 2014
ad oggi, sono stati assegnati al Piemonte 10427 richiedenti asilo provenienti
dalle operazioni Mare Nostrum e Triton. Le presenze effettive al 15 luglio 2015 sono 4461 , di cui 1700 circa a Torino e provincia.
La proiezione dei
numeri relativi ai primi mesi del 2015 potrebbe assegnare complessivamente alla
nostra Regione entro la fine di quest’anno circa 7000 persone.
SPRAR
In Piemonte sono
titolari di strutture SPRAR 25 Comuni
che ospitano complessivamente 831 persone.
Si tratta per lo più di una forma di “accoglienza diffusa” cioè organizzata in piccoli nuclei
in appartamento.
PROVINCIA
|
presenze SPRAR
|
|
TORINO
|
677
|
|
ALESSANDRIA
|
83
|
|
ASTI
|
50
|
|
BIELLA
|
21
|
FONTE Prefettura
Torino
CAS (Centri Accoglienza Straordinaria)
In Piemonte i Cas
sono caratterizzati per essere strutture di media piccola grandezza gestite da
soggetti del terzo settore (associazioni, cooperative) ma anche da privati
(albergatori, affittacamere) con competenze specifiche a livelli molto
diversificati.
La Prefettura di
Torino provvede alla distribuzione dei migranti in modo proporzionale: al
territorio della provincia di Torino il
40% degli arrivi , il 60% alle altre
provincie
Dati al 15 luglio
2015
PROVINCIA
|
Arrivi 10.427
|
presenze 4.461
|
|
TORINO
|
3758
|
1699
|
|
ALESSANDRIA
|
112
|
522
|
|
CUNEO
|
1518
|
641
|
|
VERCELLI
|
697
|
272
|
|
NOVARA
|
1042
|
487
|
|
ASTI
|
997
|
351
|
|
BIELLA
|
570
|
211
|
|
V.C.O.
|
725
|
278
|
FONTE Prefettura
Torino
Dati di Trend dal
2014 al 15 luglio 2015 su 10.427 arrivi
Suddivisione per periodo
|
Suddivisione per anno
|
||||||||||
fino
al 20.6.2014
|
21.6.2014
17.12.2014
|
18.12.2014
22.6.2015
|
23.6.2015
9.7.2015
|
10.7.2015
15.7.2015
|
anno
2014
|
anno
2015
|
|||||
1.659
|
4.474
|
3.307
|
749
|
238
|
6.275
|
4.152
|
|||||
dettaglio per provincia
|
dettaglio per provincia
|
||||||||||
TO
|
320
|
1.849
|
1.162
|
285
|
142
|
1544
|
|||||
AL
|
194
|
460
|
379
|
80
|
7
|
466
|
|||||
CN
|
244
|
616
|
492
|
129
|
37
|
631
|
|||||
VC
|
158
|
336
|
171
|
24
|
8
|
189
|
|||||
NO
|
209
|
340
|
375
|
100
|
18
|
476
|
|||||
AT
|
180
|
401
|
341
|
65
|
10
|
396
|
|||||
BI
|
185
|
180
|
161
|
36
|
8
|
201
|
|||||
V.C.O.
|
169
|
292
|
226
|
30
|
8
|
249
|
|||||
1.659
|
4.474
|
3.307
|
749
|
238
|
4.152
|
||||||
FONTE Prefettura
Torino
RUOLO DELLA REGIONE
La Regione,
componente del tavolo di coordinamento presso la Prefettura di Torino, è
fortemente coinvolta nel processo di accoglienza dei richiedenti asilo sia
attraverso l’impegno per il reperimento di strutture per l’attivazione degli
hub regionali, sia con la sensibilizzazione dei territori e la
collaborazione con gli Amministratori locali e con i gestori delle strutture di
accoglienza al fine di fronteggiare problematiche emergenti.
L’attenzione
regionale è altresì rivolta alla fase successiva all’accoglienza, cioè alla predisposizione di programmi a
favore dei titolari di protezione internazionale che, secondo i dati della
Commissione Territoriale, sono circa il 50% dei richiedenti.
HUB
L’impegno regionale
per il reperimento di centri hub, ha avuto come esito un accordo con il Centro
Polifunzionale CRI “Teobaldo Fenoglio” di Settimo Torinese, già inserito
all’interno della rete SPRAR, e l’individuazione di una caserma dismessa sita a
Castello di Annone.
SECONDA ACCOGLIENZA: Incontri con Amministratori e soggetti
gestori delle strutture
Centrale per la
tenuta del sistema è il costante confronto e la collaborazione con gli
Amministratori locali che, coinvolti ad affrontare l’accoglienza nei propri
comuni, chiedono di essere sostenuti e accompagnati in un’esperienza così
complessa e per la quale non sempre si sentono preparati.
Occorre colmare il
gap informativo, facilitare i rapporti tra gestori dell’accoglienza e
amministrazioni locali, assicurare la presenza regionale in incontri pubblici
con i cittadini, favorire progettualità
locali, quali ad esempio l’accoglienza presso famiglie, incoraggiare il
coinvolgimento della società civile partendo
dalle specificità e della solidarietà che esprimono i diversi territori.
Al fine di perseguire
gli obiettivi appena descritti, in collaborazione con le Prefetture sono in
corso di realizzazione incontri
strutturati con i Sindaci. Gli
incontri, molto partecipati, si dimostrano
ottime occasioni per individuare
eventuali strategie di fronteggiamento delle difficoltà e per costruire
alleanze operative.
Parallelamente, è
stata avviata un’attività di contatto con i gestori delle strutture attraverso visite
in loco e incontri allargati al fine
di approfondire le realtà locali, rilevare eventuali situazioni di problematicità, informare sulle
opportunità messe in atto dalle politiche regionali e riceve input utili per
l’individuazione di progettualità ad hoc. Lo scambio tra i soggetti gestori è
anche occasione per la messa in comune di buone prassi e modelli di gestione.
Si è altresì
intrapresa la raccolta di protocolli operativi siglati a livello locale al fine
di proporne l’estendibilità su tutto il territorio regionale.
PROTOCOLLO
D'INTESA PER ATTIVITÀ DI VOLONTARIATO E VADEMECUM
La Regione promuove la diffusione di protocolli
d'intesa con gli
EE.LL., Prefetture, centri di accoglienza, organizzazioni di
volontariato, ed altri soggetti interessati, per il coinvolgimento dei richiedenti asilo in attività di volontariato a favore della
comunità che li ospita. Per il richiedente asilo, l’attività di volontariato
diventa un’occasione per conoscere il contesto sociale nel quale si trova e per
sviluppare processi di partecipazione con la comunità locale. Al contempo, è
un’opportunità di dialogo, integrazione, conoscenza e accettazione reciproca
fra il migrante e la cittadinanza.
La Regione, inoltre,
è impegnata nella realizzazione di un Vademecum, ad uso degli amministratori e
ad uso dei gestori delle strutture, nel quale saranno raccolte tutte le
informazioni utili per la gestione dell’accoglienza (normative nazionali e
regionali, progettazione regionale, circolari della Direzione sanità, modalità
operative per l’inserimento dei richiedenti asilo presso famiglie, ecc.).
FORMAZIONE
In considerazione dei
diversificati livelli di competenze in capo ai gestori dell’accoglienza, la
Regione intende strutturare opportunità di formazione per gli operatori delle strutture su aggiornamenti giuridici,
preparazione degli ospiti all’audizione della Commissione territoriale,
opportunità di accesso ai servizi, ecc.
Potranno essere
coinvolti nel percorso formativo l’Associazione Multietnica Mediatori
Interculturali, la rete MEDIATO, l’ASGI,
la CRI ed altri soggetti che di volta in volta si renderanno necessari.
Un’attenzione sarà
rivolta anche al tema della tratta degli esseri umani poiché è ormai acclarato
che attraverso i barconi giungono in Italia donne trafficate a scopo di
sfruttamento sessuale. Al fine di identificare eventuali vittime, oltre al
momento formativo, si creeranno collegamenti e collaborazioni tra le strutture
di accoglienza e i partner del progetto regionale “Piemonte in rete contro la
tratta”.
ENTI GESTORI DELLE FUNZIONI SOCIO-ASSISTENZIALI
Un ulteriore livello
di collaborazione dovrà essere avviato con i Servizi sociali del territorio
che, oltre alla specifica competenza in
caso di minori stranieri non accompagnati,
potranno cooperare alla gestione
dell’accoglienza attraverso la rete di contatti e collaborazioni attive sul
territorio e concorrere alla definizione di progetti di inserimento
socio-lavorativo per i titolari di protezione internazionale.
ACCORDO CON IL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
– Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione al 31
dicembre 2014 ha sottoscritto 17 Accordi di programma con le Regioni per
definire un sistema di interventi e una programmazione integrata in tema di
politiche migratorie nel periodo 2014 - 2020, secondo una logica di
coordinamento ed integrazione degli interventi e degli strumenti finanziari di
competenza nazionale e regionale.
L’obiettivo generale dell’Accordo è
consolidare la governance multilivello in materia di politiche migratorie,
attraverso la messa in atto di una programmazione complementare delle misure di
integrazione sociale e delle politiche del lavoro, atta a valorizzare le
sinergie e la complementarietà tra le fonti di finanziamento e la conseguente
massimizzazione dell’efficacia degli interventi programmati.
L’Accordo prevede la predisposizione di un
Piano Integrato degli Interventi in materia di inserimento lavorativo e di
integrazione sociale della popolazione immigrata. Il Piano Integrato degli
Interventi costituisce il documento che definisce le sinergie tra le azioni
programmate dal Ministero (PON inclusione e FAMI) e dalla Regione (POR FSE), le
modalità di intervento, gli strumenti a disposizione, i soggetti coinvolti, la
tempistica di realizzazione e le risorse disponibili.
Le azioni che devono essere programmate nel
Piano Integrato sono le seguenti:
a)
un’azione di sistema nazionale
realizzata mediante il concorso di risorse provenienti dalla programmazione
nazionale e volta a qualificare il sistema dei servizi territoriali rivolti
alla popolazione immigrata;
b)
sette azioni pilota rivolte
direttamente ai destinatari e realizzate attraverso il concorso di risorse
provenienti sia dalla programmazione nazionale che da quella regionale;
c)
azioni dirette ad impatto diffuso sui
destinatari e incidenti sul territorio regionale, realizzate attraverso risorse
provenienti dalla programmazione regionale.
Il Piano integrato
predisposto dalla Regione prevede azioni
specifiche a favore dei minori stranieri non accompagnati in fase di
transizione versa l’età adulta e richiedenti/titolari di protezione
internazionale.
A seguito dell’approvazione da parte del
Ministero, il Piano sarà formalizzato con atto di Giunta.
RIPOPOLAMENTO COMUNI MONTANI E SOGGETTI AD ABBANDONO
E’ obiettivo della
Regione promuovere attraverso gli assessorati competenti e l’Uncem azioni volte
a favorire il ripopolamento dei borghi abbandonati in terreni alpini e più in
generale aree soggette a fenomeni di abbandono residenziale coinvolgendo i
migranti.
Infatti, secondo il
Rapporto Montagne Italia, la montagna mostra una capacità diversa di accogliere
e ospitare i nuovi flussi di migrazione, sino a fare degli stranieri una
componente rilevante delle forze di lavoro. La montagna italiana, in moltissimi
Comuni, oggi è un luogo dove si sperimentano politiche di integrazione e un
nuovo welfare di comunità̀.
Il trend demografico
in Piemonte non è negativo perché́ ci
sono decine di immigrati che vengono integrati per iniziativa delle
amministrazioni e dei welfare di comunità̀ locali. Oggi nelle aree montane e
rurali c’è̀ un’evidente capacità di integrazione.