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TERZO POLO: RUFFINO, PARTITO UNICO DEVE NASCERE DA BASE, PRESTO E BENE
Il partito unico in cui far confluire quello che finora abbiamo chiamato Terzo polo è una gamba preziosa per dare stabilità al tavolo della politica italiana. Deve nascere il prima possibile, ma nascere bene, che significa prendere slancio dagli iscritti di Azione e Italia Viva oltre che dalle associazioni politiche e culturali, da circoli e da forze non presenti in Parlamento ma radicate anche solo su singoli territori. Con una premessa: dobbiamo essere orgogliosamente “partito”, una parola che ha una grande nobiltà nella storia repubblicana, in Italia e in Europa.
Partito significa democrazia interna, e democrazia significa dire no alla somma di nomenclature costruite a tavolino o di un ceto politico privo di un battesimo elettorale, nei Comuni o nelle Regioni. Calenda ha sempre sottolineato con coraggio un aspetto che anche a me sembra importante: la contendibilità della leadership. Questo significa che il partito non sarà di Renzi o di Calenda ma sarà prima di tutto degli iscritti, dei militanti e degli eletti che sceglieranno liberamente la guida politica. La stagione dei partiti “ad personam” ha dato quel che poteva e lasciato molte scorie. Calenda e a Renzi hanno scelto una sfida entusiasmante: restituire la politica a tutta la sua bellezza.
SCUOLA. RUFFINO (Azione): PER GOVERNO TEMPO PIENO NON E' PRIORITA'
UCRAINA: RUFFINO, BENE MELONI MA NO CONTRAPPORRE NATO A UNIONE EUROPEA
È stato quanto mai opportuno il viaggio a Kiev della presidente Meloni. Sicuramente più proficuo se non fosse stato preceduto dalle parole fuori luogo di Berlusconi. La tappa a Varsavia e i colloqui con i leader polacchi hanno impresso una sottolineatura volutamente sovranista al suo viaggio, lasciando affiorare una sintonia fra i due Paesi che sia Meloni che Morawiecki preferiscono collocare in una cornice atlantica piuttosto che europea. Meloni non ha mai fatto mistero di voler contestare gli equilibri europei costruiti attorno al motore franco-tedesco e di preferirgli un’Europa di “eguali”. Il rischio vero, essendo l’Italia un Paese fondatore e come tale con responsabilità maggiori, è di rallentare il processo di unione politica senza il quale non potrà mai esserci una politica estera e di difesa davvero europea, come pure dicono di volere Meloni e Morawiecki. L’aggressione russa all’Ucraina rende ancora più urgente quella chiarezza di fondo fin qui mancata tra le forze politiche sovraniste.